Il mio primo libro
"Rifiuti Pericolosi"
da Martedì 26 settembre 2023
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... intanto un'anticipazione: il Prologo della storia
Attraverso le fessure delle persiane, la luce del mattino iniziò ad illuminare la sua stanza. Con un lungo sbadiglio e una vigorosa stirata di braccia, Diana si alzò dal letto e staccò l’allarme della sveglia, che avrebbe suonato cinque minuti dopo. Non le capitava da diversi giorni di dormire così bene e sentirsi tanto riposata il lunedì: la decisione di rincasare presto la sera precedente le aveva permesso di terminare con la giusta calma le rimanenti attività di quella Domenica Delle Palme, così da potersi addormentare con tranquillità e affrontare al meglio la nuova settimana.
Andò subito in bagno a lavarsi per poi ritornare in camera a vestirsi con un paio di jeans e un maglioncino verde. Un leggero tocco di trucco, che evidenziava ancor di più la bellezza mediterranea del viso, al volo le scarpe da tennis e poi pronta per uscire: destinazione Piazza Ducale per la consueta colazione fuori.
Scese a piedi i due piani di scale e, uscita dal palazzo condominiale in cui da diversi anni abitava, Diana Carbone, sovrintendente capo del Commissariato di Polizia di Abbiategrasso, si incamminò verso il suo bar preferito, il “Chiosco Sforza”, all’interno della piazza di Vigevano.
Giunta in strada, cominciò a pensare agli impegni lavorativi che la attendevano sia in ufficio che in esterna e in pochi istanti si trovò sul viale che portava verso il centro della città pavese. Studenti ancora assonnati, lavoratori già di corsa e pensionati rilassati incrociavano i loro percorsi e si avvicendavano nei numerosi locali, che popolavano i porticati ai lati della sontuosa cattedrale dedicata a Sant’Ambrogio.
Entrò nel bar e fu subito avvolta dal profumo di brioche calde, mentre il piacevole tintinnio delle stoviglie si mescolava alle voci fievoli degli avventori mattinieri.
“Buon giorno, Massimo.”
“Buon giorno, Diana. Per lei, il solito?” Rispose il giovane gestore.
“Certo, grazie. Cappuccino con cacao e un cornetto al cioccolato”, confermò Diana mentre si dirigeva verso un tavolino libero.
Sistemò la borsa a tracolla sullo schienale della sedia e, alzando lo sguardo, osservò il televisore acceso, collocato su una mensola di metallo. L’audio era al minimo, ma le immagini che stavano trasmettendo parlavano con chiarezza e descrivevano un tragico evento che si era verificato alcune ore prima in Abruzzo. Era la mattina del 6 aprile 2009 e dal telegiornale arrivavano le prime notizie di un forte terremoto avvenuto nella notte a L’Aquila e in alcuni comuni limitrofi: silenzio, sangue, edifici distrutti e macerie ovunque.
Rattristata da ciò che stava guardando, cercò di percepire le parole della conduttrice e dei giornalisti inviati sul posto. Qualche istante dopo essersi seduta, arrivò il barista che le portò al tavolo l’ordinazione e il contenitore con i vari dolcificanti. Diana versò l’intero contenuto di una bustina di zucchero di canna e diede poi un morso al croissant al cioccolato, ancora caldo. Terminò la colazione in pochi minuti e, ancora frastornata da quel che aveva sentito, pagò, salutò il gestore e uscì verso la piazza.
Camminò lungo il perimetro dei portici per dirigersi in un negozio di oggettistica, dove qualche giorno prima aveva notato un diffusore di aromi per la casa a forma di gufo, con la boccetta di olio essenziale al muschio bianco. A quell’ora l’esercizio era chiuso, ma osservando dalla vetrina poté intravedere l’articolo ancora disponibile. Mentre dava un’occhiata al resto degli oggetti esposti, il suo telefono squillò.
“Pronto, ispettore, che succede?”
“Diana, buongiorno. Spero abbia già mangiato qualcosa. Venga presto in commissariato, abbiamo un’urgenza. Hanno trovato un cadavere nel Naviglio Grande. La aspetto qui.”